GUNA e la cultura: un progetto per il recupero di preziosi libri storici
Trasmissione NON VEDO L’ORA – “Codici restaurati da Guna” col Dott. Alessandro Pizzoccaro – 15/11/19
GUNA – su decisione del nostro Presidente – ha partecipato con un contributo economico al recupero di due preziosi testi medici del XV secolo: i Manoscritti entrarono a far parte dei fondi librari donati da Vittorio Amedeo II alla Biblioteca del Regio Ateneo torinese al momento della sua costituzione (1723).
Il primo codice cartaceo contiene due testi di Praxis medica di Mesue, il Liber de simplicibus medicinis e dell’Antidotarium. L’autore è un medico italiano che aveva assunto lo pseudonimo di Mesue. Il Liber de simplicibus medicinis, indaga sul trattamento medico in generale e sulle proprietà di vari farmaci. L’ Antidotarium, invece, è un trattato di medicina che ebbe influenza in tutta Europa fino al XVIII secolo. Le principali fonti mediche sono di origine araba, in particolare: Avicenna (medico persiano dei primi del X secolo che scrisse il canone di medicina), Rhazès (medico persiano del IX secolo) e Abulcasis (medico di Cordova nel X secolo). Nella medicina dello Pseudo-Mesue si notano i forti legami tra medicina e pasticceria, al punto che lo Pseudo-Mesue può a diritto essere considerato il padre della moderna pasticceria. Le sue ricette, divise in 4 capitoli, trattano delle marmellate di zucchero, di fiori, spezie e frutta candite, di varia pasticceria e di sciroppi a base di frutta.
Il secondo manoscritto restaurato è un codice cartaceo, scritto su due colonne e con rubriche e iniziali rosse. Il codice, Receptae medicinales [et aliis], contiene vari testi compilati da Giovan Battista Ravizzoni. Il primo trattato, l’Antidotario, è un ricettario, ordinato alfabeticamente secondo il nome del tipo di preparato, in cui sono presenti non solo rimedii e ricette per malattie, ma anche prescrizioni di altro genere, come quelle per preparare inchiostro oppure paste dolci. Il secondo trattato presente nel codice, il De vinorum compositione et virtute, contiene una serie di ricette in italiano per la preparazione dei vini medicinali; poi passa ai pronostici dell’esito delle malattie con ricette superstiziose. Seguono alcuni rimedi contro la peste, di cui il primo in volgare e gli altri in latino, poi, in volgare, alcune ricette e virtù di diverse erbe. Nel codice è, inoltre, contenuto il ventottesimo libro del Liber servitoris Abulcazim di Albucasis. Il colophon ci indica la data (5 novembre 1456) e il nome del copista-compilatore (Giovan Battista Ravizzoni). L’area vercellese-novarese di provenienza del manoscritto si desume dalla filigrana della carta e dai santi presenti nel calendario. Dall’elenco di spezie, accompagnate da indicazioni di prezzo, e dalla presenza di dati astronomici e matematici all’epoca compatibili con la pratica medica si può tuttavia desumere una sua attività di medico o speziale.
Il restauro è stato curato dal restauratore Valerio Capra, del Laboratorio di Restauro del Libro dell’Abbazia S.S. Pietro e Andrea della Novalesa, ed eseguito presso il Laboratorio di restauro della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Il “recupero” dei due volumi è stato presentato i un evento pubblico presso la Biblioteca Nazionale di Torino